convenienza e idee per integrazione al riscaldamento
Inviato: lun mag 26, 2008 2:43 pm
Saluti a tutti,
sto lavorando, al momento ancora “mentalmente”, per un impianto solare termico presso la mia abitazione a Trieste. Da varie letture, ma soprattutto grazie a questo validissimo sito, sono giunto alla considerazione che un impianto per la sola produzione di acqua sanitaria costi veramente troppo (in termini di prima installazione e manutenzione) rispetto ai risparmi effettivi che potrà dare nella sua vita, diciamo 20 anni, in rapporto ai costi del metano (anche tenendo conto di un forte incremento futuro degli stessi!).
Sono propenso a pensare che, dovendo fare un lavoro comunque importante, convenga spendere qualcosa di più per ricavare molta più energia dal sistema solare grazie al contributo per il riscaldamento ambienti. I consumi per il riscaldamento, in una casa unifamiliare, incidono veramente molto, specie se la stessa (come la mia) non ha un isolamento termico molto performante.
Sui consumi di acqua calda è noto che si può risparmiare 250, 300 euro annui al massimo, in quattro persone (oggi utilizzo la produzione istantanea e domani utilizzerei la configurazione “in scarico”, quindi integrazione istantanea). Si può risparmiare qualcosa di più con elettrodomestici alimentati ad acqua calda (qui il confronto è con l’elettricità). Attenzione, ammesso che gli elettrodomestici siano posizionai in vicinanza dell’accumulo e della caldaietta. Altrimenti, vista la quantità limitata di acqua prelevata nei loro cicli, si rischia di spendere di più riscaldando di fatto solo il tubo di adduzione (per quanto ben isolato in breve si raffredda). In una casa esistente allacciare gli elettrodomestici costerebbe sicuro parecchio dovendo realizzare le tubazioni, con benefici scarsi se non quasi nulli.
Per l’integrazione al riscaldamento, certo occorre aumentare la superficie dei pannelli o istallarne di più costosi e performanti, disporre di accumulo a doppio serpentino e costruire la derivazione del ritorno dell’impianto di riscaldamento, con tanto di valvola automatica a tre vie per integrazione solo quando l’acqua dell’accumulo è più calda rispetto al ritorno dai termosifoni (e queste aggiunte possono aumentare i costi del 50%, rispetto un impianto sola ACS )
La mia casa è dotata di normali radiatori in alluminio e moderna caldaia Immergas a condensazione, per cui ho già regolato la pompa di circolazione al minimo e pure la temperatura di mandata molto bassa, allungando l’orario di riscaldamento (non dispongo di centralina climatica che aggiorni automaticamente l’acqua di mandata secondo la temperatura esterna, e non intendo neppure acquistarla). A Trieste durante l’inverno sono rarissime le temperature sottozero e nei brevi periodi di freddo provvedo manualmente ad incrementare la temperatura di mandata. Con ottimi risultati sia nel comfort che nei consumi rispetto alla precedente gestione con caldaia normale e mandata a temperatura elevata.
La mia idea è, a impianto solare realizzato, far funzionare 24 su 24 il riscaldamento seppure al minimo. La caldaia sarebbe attivata secondo cronotermostato. Ossia brevemente al mattino e poi nel tardo pomeriggio - sera nei feriali (nei festivi quando, sono in casa, provvedo con stufa e/o caminetto, oppure con regolazione manuale).
Per semplicità impiantistica e per contenere al minimo i costi, pensavo di non escludere mai la caldaia dal circuito, regolando al minimo il termostato del circolatore esistente. Così, anche a caldaia spenta, l’acqua circola finchè il solare da quel che può dare, fino al limite di utilità (penso sui 25°) quando la pompa si fermerebbe (resta inteso che rimane sempre attiva la valvola a tre vie che esclude il solare e quindi ferma l’impianto qualora la temperatura dell’accumulo scenda a valore inferiore dell’acqua di ritorno).
Questo sistema – di fatto quello che definite “scarico assoluto” - terrebbe molto bassa la temperatura nell’accumulo, per cui certamente l’acqua sanitaria richiederebbe sempre una certa integrazione dalla caldaia. Ma questo che apparentemente è un problema, secondo me non lo è affatto: complessivamente permette di catturare molta più energia per la bassa temperatura di esercizio e per la durata di prelievo (anche l’intera giornata in primavera). Quindi spendo qualcosa in più per l’acqua calda, ma guadagno molto di più sul riscaldamento. Senza dilungarmi nei calcoli effettuati, ho stimato che con 8mq di buoni pannelli inclinati di 55-60° e gli accorgimenti descritti potrei arrivare facilmente ad un risparmio annuo di 800 euro, che si riducono a 600 stimando in 200 euro annui medi per una buona manutenzione (riparazioni, rabbocchi, sostituzioni), che ne conservi la funzionalità e il rendimento (non importa se poi la manutenzione in parte la farò io direttamente).
Ipotizzando un costo di impianto di 10.000 euro tutto compreso (sono ottimista ?!) e tenendo conto del beneficio fiscale, la spesa viva resta di 4.500 euro. Per cui senza considerare gli “interessi” l’impianto diventerebbe redditizio dopo 7 anni e mezzo. In termini finanziari con i mancati interessi sull’investimento, si arriva a meno di 10 anni, per un impianto che dovrebbe durarne 20.
Pertanto pongo alla attenzione queste mie idee per una soluzione impiantistica semplificata, forse troppo semplificata …. e per una gestione di impianto che dovrebbe spremere al massimo la capacità di produzione solare.
sto lavorando, al momento ancora “mentalmente”, per un impianto solare termico presso la mia abitazione a Trieste. Da varie letture, ma soprattutto grazie a questo validissimo sito, sono giunto alla considerazione che un impianto per la sola produzione di acqua sanitaria costi veramente troppo (in termini di prima installazione e manutenzione) rispetto ai risparmi effettivi che potrà dare nella sua vita, diciamo 20 anni, in rapporto ai costi del metano (anche tenendo conto di un forte incremento futuro degli stessi!).
Sono propenso a pensare che, dovendo fare un lavoro comunque importante, convenga spendere qualcosa di più per ricavare molta più energia dal sistema solare grazie al contributo per il riscaldamento ambienti. I consumi per il riscaldamento, in una casa unifamiliare, incidono veramente molto, specie se la stessa (come la mia) non ha un isolamento termico molto performante.
Sui consumi di acqua calda è noto che si può risparmiare 250, 300 euro annui al massimo, in quattro persone (oggi utilizzo la produzione istantanea e domani utilizzerei la configurazione “in scarico”, quindi integrazione istantanea). Si può risparmiare qualcosa di più con elettrodomestici alimentati ad acqua calda (qui il confronto è con l’elettricità). Attenzione, ammesso che gli elettrodomestici siano posizionai in vicinanza dell’accumulo e della caldaietta. Altrimenti, vista la quantità limitata di acqua prelevata nei loro cicli, si rischia di spendere di più riscaldando di fatto solo il tubo di adduzione (per quanto ben isolato in breve si raffredda). In una casa esistente allacciare gli elettrodomestici costerebbe sicuro parecchio dovendo realizzare le tubazioni, con benefici scarsi se non quasi nulli.
Per l’integrazione al riscaldamento, certo occorre aumentare la superficie dei pannelli o istallarne di più costosi e performanti, disporre di accumulo a doppio serpentino e costruire la derivazione del ritorno dell’impianto di riscaldamento, con tanto di valvola automatica a tre vie per integrazione solo quando l’acqua dell’accumulo è più calda rispetto al ritorno dai termosifoni (e queste aggiunte possono aumentare i costi del 50%, rispetto un impianto sola ACS )
La mia casa è dotata di normali radiatori in alluminio e moderna caldaia Immergas a condensazione, per cui ho già regolato la pompa di circolazione al minimo e pure la temperatura di mandata molto bassa, allungando l’orario di riscaldamento (non dispongo di centralina climatica che aggiorni automaticamente l’acqua di mandata secondo la temperatura esterna, e non intendo neppure acquistarla). A Trieste durante l’inverno sono rarissime le temperature sottozero e nei brevi periodi di freddo provvedo manualmente ad incrementare la temperatura di mandata. Con ottimi risultati sia nel comfort che nei consumi rispetto alla precedente gestione con caldaia normale e mandata a temperatura elevata.
La mia idea è, a impianto solare realizzato, far funzionare 24 su 24 il riscaldamento seppure al minimo. La caldaia sarebbe attivata secondo cronotermostato. Ossia brevemente al mattino e poi nel tardo pomeriggio - sera nei feriali (nei festivi quando, sono in casa, provvedo con stufa e/o caminetto, oppure con regolazione manuale).
Per semplicità impiantistica e per contenere al minimo i costi, pensavo di non escludere mai la caldaia dal circuito, regolando al minimo il termostato del circolatore esistente. Così, anche a caldaia spenta, l’acqua circola finchè il solare da quel che può dare, fino al limite di utilità (penso sui 25°) quando la pompa si fermerebbe (resta inteso che rimane sempre attiva la valvola a tre vie che esclude il solare e quindi ferma l’impianto qualora la temperatura dell’accumulo scenda a valore inferiore dell’acqua di ritorno).
Questo sistema – di fatto quello che definite “scarico assoluto” - terrebbe molto bassa la temperatura nell’accumulo, per cui certamente l’acqua sanitaria richiederebbe sempre una certa integrazione dalla caldaia. Ma questo che apparentemente è un problema, secondo me non lo è affatto: complessivamente permette di catturare molta più energia per la bassa temperatura di esercizio e per la durata di prelievo (anche l’intera giornata in primavera). Quindi spendo qualcosa in più per l’acqua calda, ma guadagno molto di più sul riscaldamento. Senza dilungarmi nei calcoli effettuati, ho stimato che con 8mq di buoni pannelli inclinati di 55-60° e gli accorgimenti descritti potrei arrivare facilmente ad un risparmio annuo di 800 euro, che si riducono a 600 stimando in 200 euro annui medi per una buona manutenzione (riparazioni, rabbocchi, sostituzioni), che ne conservi la funzionalità e il rendimento (non importa se poi la manutenzione in parte la farò io direttamente).
Ipotizzando un costo di impianto di 10.000 euro tutto compreso (sono ottimista ?!) e tenendo conto del beneficio fiscale, la spesa viva resta di 4.500 euro. Per cui senza considerare gli “interessi” l’impianto diventerebbe redditizio dopo 7 anni e mezzo. In termini finanziari con i mancati interessi sull’investimento, si arriva a meno di 10 anni, per un impianto che dovrebbe durarne 20.
Pertanto pongo alla attenzione queste mie idee per una soluzione impiantistica semplificata, forse troppo semplificata …. e per una gestione di impianto che dovrebbe spremere al massimo la capacità di produzione solare.